Amor contadino, Venezia, Fenzo, 1760

Vignetta Frontespizio
 ATTO TERZO
 
 SCENA PRIMA
 
 Attrio che introduce all’albergo di Timone; notte.
 
 CLORIDEO solo
 
 Clorideo
1070Notte, funesta notte! Oppresso e vinto
 da mille affanni e mille,
 dall’amore prodotti e dal dispetto,
 mi privi ancor di poca paglia e un tetto?
 Barbara, disdegnosa Erminia audace,
1075se più ardissi affacciarti agli occhi miei,
 perfida, non so ben quel ch’io farei.
 Questo del caro albergo,
 questo è l’attrio felice.
 Stelle! Se non mi lice
1080le soglie penetrar, soffrasi almeno
 ch’ei mi vaglia a coprir dal ciel sereno. (Trova il sedile e vi si adagia sopra)
 
 SCENA II
 
 ERMINIA ed il suddetto
 
 Erminia
 Ah destino inumano!
 Cerco ricerco invano
 da’ villici indiscreti
1085chi m’accolga pietoso e chi m’aiuti;
 non riscuote il pregar ch’onte e rifiuti.
 Questo è l’albergo indegno,
 fonte ria del mio sdegno.
 Quivi son io forzata,
1090fin che in dolce sopor ciascun riposa,
 passar l’umida notte all’aure ascosa.
 Barbaro Clorideo, per tua cagione (Va cercando da sedere e ritrova un sasso)
 soffro sì dure pene...
 Ecco un aspro sedil. Soffrir conviene. (Siede)
 
1095   Stelle ingrate ai cuori amanti,
 quando fine avranno i pianti?
 Quando pace avrà il mio cor?
 
 Clorideo
 
    Crudo fato, avversa sorte,
 dammi pace o dammi morte,
1100che inumano è il tuo rigor.
 
 Erminia
 Parmi di sentir gente.
 Clorideo
 Aimè qualcuno io sento.
 Erminia
 Ah mi palpita il cor.
 Clorideo
                                       Tremo e pavento.
 Erminia
 Meglio fia assicurarmi. (S’alza)
 Clorideo
                                              Ah non m’inganno. (Veggendo moversi Erminia s’alza)
 Erminia
1105Chi sarà?
 Clorideo
                     Chi fia mai?
 Erminia
                                              Novello impegno.
 Clorideo
 S’avvicina.
 Erminia
                       S’accosta.
 Clorideo
                                           Audace. (Scopre Erminia)
 Erminia
                                                            Indegno. (Scopre Clorideo)
 Clorideo
 Sazia non sei di tormentarmi ancora?
 Erminia
 No, si placchi il tuo core oppur si mora.
 Clorideo
 Lasciami.
 Erminia
                     Nol sperar.
 Clorideo
                                            Perfida.
 Erminia
                                                             Ingrato.
 
 SCENA III
 
 TIMONE con lanterna e detti
 
 Timone
1110Che rumore? Chi è qui? Che cosa è stato?
 Siete qui nuovamente? (Scoprendoli)
 Vattene, impertinente. (A Clorideo)
 E voi, andate via. (Ad Erminia)
 Io non voglio rumori in casa mia.
 Clorideo
1115E avrete cuor sì fiero
 di volermi ramingo a notte oscura?
 Erminia
 Nemico di natura,
 nemico di pietà sarete a segno
 d’usar con donna un trattamento indegno?
 Timone
1120Lo sa, lo sa costui
 se pietoso gli fui. Se non vedessi
 che vi fosse fra voi sì fatto imbroglio,
 v’userei la pietà che usare io soglio.
 Clorideo
 Per te, crudel. (Ad Erminia)
 Erminia
                              Per tua cagion, spietato. (A Clorideo)
 Timone
1125(Mi duole il cor di comparire ingrato).
 Figliuoli, io parlo schietto,
 cibo, ricovro e tetto
 v’offrirei fra le mie povere soglie,
 se foste in carità marito e moglie.
 Clorideo
1130Ah la Lena signor?
 Timone
                                     Figlio, la Lena
 non è per te. Scoperto ho qualche cosa.
 Veggo ch’è innamorata
 e ad altri nel cuor mio l’ho destinata.
 Clorideo
 Misero me!
 Erminia
                         Crudele!
1135M’odi così che ognuna,
 fuorch’Erminia, può far la tua fortuna?
 Timone
 Oh povera ragazza.
 Mi move a compassion. Che trovi in lei
 che la guardi con odio e con dispetto?
1140Non ha forse un bel garbo e un bel visetto?
 Clorideo
 Non odio il di lei volto,
 non spregio il di lei cor. Noto è ad Erminia
 che amo la libertà, che mia delizia
 sono i boschi e le selve e ch’io non voglio
1145per lei soffrir dei cittadin l’orgoglio.
 Timone
 Bravo; ti lodo e veggo
 che pensi giusto. E voi, s’egli vi preme,
 con lui venite ad abitare in villa,
 che vivrete quieta e più tranquilla. (Ad Erminia)
 Erminia
1150Cieli! Per viver seco
 basterebbemi ancora un antro, un speco.
 Timone
 Senti? Rendi giustizia
 a un sì tenero amor.
 Clorideo
                                        Deh pria lasciate
 che intiepidisca o che distrugga amore
1155quella fiamma fatal che m’arse il cuore.
 Timone
 Ha ragione, ha ragion. Soffrite un poco. (Ad Erminia)
 Arderà al nuovo foco. Orsù non voglio
 che più raminghi andate.
 In casa mia restate. Ma, intendiamoci,
1160non nello stesso sito,
 fin che non siete ancor moglie e marito.
 Tu andrai sopra il fenile; (A Clorideo)
 al sesso femminile
 devesi più riguardo e più rispetto.
1165Sì, di buon cor, vi cederò il mio letto. (Ad Erminia)
 
    Son contentissimo, ve lo prottesto
 quando al mio prossimo posso giovar.
 
    Se il cielo provido ci dà del bene
 la gratitudine si deve usar.
 
1170   Pacificatevi e poi sposatevi
 e poi servitevi come vi par.
 
 SCENA IV
 
 CLORIDEO ed ERMINIA
 
 Erminia
 Deh placati una volta.
 Clorideo
                                          Erminia, oh dio!
 No, crudel non son io qual tu mi credi.
 Il caso mio tu vedi.
1175Compatisci d’amor legge severa,
 amami, se lo vuoi, ma soffri e spera.
 
    No, non è spenta in seno
 fiamma d’antico amor.
 Ah ch’io la sento ancor.
 
1180   Parmi però che il foco
 calmisi a poco a poco.
 Se in libertade io sono
 tutto ti dono il cor.
 
 SCENA V
 
 ERMINIA sola
 
 Erminia
 E soffrire dovrò ch’ei per amarmi
1185la libertade aspetti
 da più vulgari ed infelici affetti?
 Ah tutto son costretta
 a soffrire e a tentar. L’ardito passo
 fatto già per amor, l’onor, la fama
1190un preciso dover cresce alla brama.
 
    Vo’ soffrire e vo’ sperar
 fin che fausto giunga il dì,
 sì costante voglio amar
 quel crudel che mi ferì.
 
 SCENA VI
 
 La GHITTA e FIGNOLO
 
 Fignolo
1195Ghitta, vien qui.
 Ghitta
                                 Che vuoi?
 Fignolo
                                                      Così all’oscuro
 perché in volto non veggami il rossore,
 parlarti io voglio e palesarti il cuore.
 Ghitta
 Se dir mi vuoi che amante
 sei di Lena, lo so. Ma credo bene
1200che ti burli, meschin.
 Fignolo
                                          Sì me n’avvedo.
 M’ingannai, lo confesso,
 ma con Ciappo tu pur farai lo stesso.
 Ghitta
 Purtroppo è ver, si vede
 benché la Lena ancor neghi ostinata
1205che Ciappo adora e ch’è da Ciappo amata.
 Fignolo
 Dunque, che facciam noi?
 Ghitta
                                                  Che dir vorresti?
 Fignolo
 Intendermi potresti.
 Ghitta
                                         Sì, t’intendo.
 Se la Lena tu perdi,
 Ghitta sposar non ti saria discaro.
1210È egli vero?
 Fignolo
                         Sì, è ver.
 Ghitta
                                            Ti parlo chiaro.
 Forse ti prenderò
 ma per amor non so.
 Se ti prendo, sarà probabil cosa
 ch’io lo faccia per dire: «Anch’io son sposa».
 
1215   Se ti piace a questo patto
 io la man ti porgerò.
 Guarda poi non fare il matto;
 malegrazie io non ne vo’.
 
    E se far con me saprai
1220forse amante un dì m’avrai
 ma per ora l’amorino,
 bel visino, non mi far.
 
 SCENA VII
 
 FIGNOLO solo
 
 Fignolo
 Sì sì, la compatisco.
 Meco fa la sdegnata,
1225perché prima di lei quell’altra ho amata.
 Peraltro in coscienza
 vedrà la diferenza
 fra Ciappo e me. Saprà che per marito
 val, più di tutto Ciappo, un sol mio dito.
 
1230   Vezzosette villanelle,
 siete care, siete belle
 ma vi fate un po’ pregar.
 
    Superbette, quest’è l’uso
 e pregarvi non ricuso.
1235Ma se dure resistete,
 semplicette, non sapete
 ch’io so l’arte di adescarvi
 e di farvi giù cascar.
 
 SCENA VIII
 
 Prato dietro la casa di Timone, circondato d’arberi, con veduta in prospetto di colline ingombrate d’arberi e di vigneti e cappanne, fuochi di letizia che illuminano la scena e luna risplendente.
 
 TIMONE e vari contadini
 
 Timone
 Bravi, figliuoli, bravi.
1240Obbligato vi sono
 d’aver con fuochi ed allegrezze tante
 secondato il piacer della famiglia,
 poiché a casa tornò la cara figlia.
 Andate e ringraziate
1245i compagni per me. Fate che tutti
 venghino qui. Son pover contadino
 ma vo’ di pane e vino
 e di cascio e prosciutto e d’insalata
 far baldoria stassera alla brigata. (I contadini allegri partono)
1250Son così consolato
 per vedere l’amor de’ miei vicini
 che se avessi quattrini
 non so che non farei... Se non m’inganno,
 parmi da quella parte
1255veder Ciappo e la Lena. Sì, son dessi.
 Vo’ ritirarmi un poco.
 Sentir s’ella è di ghiaccio o in seno ha il foco. (Si ritira fra gli alberi)
 
 SCENA IX
 
 La LENA e CIAPPO, TIMONE ritirato fra gli alberi
 
 Lena
 Lasciami star, ti dico. (Fuggendo da Ciappo)
 Ciappo
 Par ch’io ti sia nemico.
 Lena
1260Nemico non mi sei. Lo so, conosco
 che tu mi porti affetto;
 ma sai quel che t’ho detto.
 Ciappo
                                                  E fino a quando
 ho da penar così?
 Lena
 Soffri, che forse un dì non penerai.
 Ciappo
1265Quando il giorno verrà?
 Lena
                                              Può esser mai.
 Ciappo
 Povero disgraziato!
 Fignolo fortunato
 sarà sposo di Ghitta ed io meschino
 avrò sempre a soffrir sì rio destino?
 Lena
1270Ghitta si fa la sposa?
 Ciappo
                                         Così dicono
 e speranza di ben per me non c’è.
 Lena
 (La sorella minor prima di me?)
 Ciappo
 Vuoi vedermi morir.
 Lena
                                         Lo sa mio padre
 che la Ghitta si sposa?
 Ciappo
                                           Non c’è dubbio.
1275Nozze senza di lui far non conviene.
 Lena
 (Ah sì, mio padre non mi vuol più bene).
 Ciappo
 E tu, Lena mia cara,
 perché neghi di dar sì bel conforto
 a Ciappo tuo?
 Lena
                             (Alla sua Lena un torto?)
 Ciappo
1280Consolami, carina.
 Lena
 Lasciami star. (Afflitta)
 Ciappo
                              Non posso
 vivere più così. Su via, crudele,
 odimi, ho già risolto.
 O tuo sposo o morir. Non v’è più tempo,
1285non vo’ più lusingarmi.
 Se sposarmi non vuoi, vo ad annegarmi.
 Lena
 (Oimè! Mi fa tremar).
 Ciappo
                                            Non mi rispondi?
 Basta così, ho capito.
 Per me il mondo è finito.
1290Questa è l’ultima volta
 che mi senti a parlar. Crudele! Addio. (In atto di partire)
 Lena
 Fermati, Ciappo mio. (Con ansietà)
 Ciappo
                                           Oh dio! Son qui.
 Sarai mia?
 Lena
                        Sarò tua. (Tenera)
 Ciappo
                                           Ma quando?
 Lena
                                                                    Un dì. (Come sopra)
 Ciappo
 Ma qual giorno?
 Lena
                                 Sta’ zitto.
1295Non lo dire a mio padre.
 Ciappo
                                               Senza lui,
 come si potrà fare?
 Lena
 Non mi far adirare.
 Non vo’ ch’egli lo sappia.
 Ciappo
                                                Ah Lena mia.
 Tu mi lusinghi invano.
 Lena
1300Giuro che sarò tua.
 Ciappo
                                      Dammi la mano.
 Lena
 La mano?
 Ciappo
                      Sì, mia cara.
 Lena
 (Povera me?) Non voglio.
 Ciappo
 Dunque non crederò
 che tu dica davvero e me n’andrò. (In atto di partire)
 Lena
1305Fermati.
 Ciappo
                    Sì ostinata?
 Lena
 Prendi... Ti do la man. (Tremante)
 Ciappo
                                            Mano adorata. (Stringendola)
 Timone
 Ci ho da essere anch’io. (Alla Lena)
 Lena
                                               Va’ via di qua. (Spingendo Ciappo con finto sdegno)
 Ciappo
 Perdonate, signore. (A Timone)
 Lena
                                       Io non lo voglio.
 Timone
 Non lo vuoi? Non lo vuoi? Senza del padre
1310facevate le cose infra di voi
 e ora dici con me che non lo vuoi?
 Subito, qua la mano. (Prende la mano alla Lena)
 Lena
 Povera me! (Tremante)
 Timone
                         La tua. (A Ciappo)
 Ciappo
                                        Caro padrone... (Tremante gli dà la mano)
 Timone
 Sfacciatella! Briccone!
1315Son proprio inviperito.
 Voglio farvi pentir. Moglie e marito. (Unisce le due mani della Lena e Ciappo)
 Ciappo
 Viva, viva il padron.
 Lena
                                        Caro papà.
 Timone
 Figlia, per carità
 non esser più sdegnosa.
1320Ecco, tu sei la sposa.
 E Ciappo è figlio mio
 e giubbilo ancor io.
 Ed or che tu sei moglie
 Ghitta lo sarà ancor. Non lo sarebbe
1325certo prima di te. Vo a consolarla,
 anch’essa, se lo vuol, Fignolo pigli.
 Vi benedica il ciel, cari i miei figli. (Parte)
 
 SCENA X
 
 La LENA e CIAPPO
 
 Ciappo
 Lena, sei tu contenta?
 Arrossirai più ora?
 Lena
1330Un tantin di rossor mi resta ancora.
 Ciappo
 Ora che sposa sei,
 deve andare il timore in abbandono.
 Lena
 È vero, è ver ma vergognosa io sono.
 Ciappo
 
    Dammi, o cara, un dolce amplesso.
1335Più di te non sei padrona.
 Allo sposo il cor si dona.
 Importuno è il tuo rigor.
 
 Lena
 
    Se d’amarti mi è concesso,
 se son tua, se tu sei mio,
1340più di questo io non desio!
 Deh s’appaghi il tuo bel cor.
 
 Ciappo
 
    Innocenza, sei pur bella!
 
 Lena
 
 Sento amor che mi martella.
 
 a due
 
 Agnelline fortunate,
1345degli agnelli innamorate,
 senza l’onta del rossor
 voi spiegate il vostro amor.
 
 Ciappo
 
    Vien mia vita.
 
 Lena
 
                                Sta’ lontano.
 
 Ciappo
 
 Sarò dunque sposo invano?
 
 Lena
 
1350Ti vo’ bene e ti amerò
 ma vicino io non ti vo’.
 
 Ciappo
 
 No?
 
 Lena
 
            No.
 
 Ciappo
 
    Sposi voi che amanti siete,
 se di me pietade avete
1355dite voi cos’ho da far.
 
 Lena
 
    Voi fanciulle vergognose
 che giungeste ad esser spose,
 dite voi cos’ho da far.
 
 Ciappo
 
    Tu dei far quel che dich’io.
 
 Lena
 
1360I’ obbedisco al padre mio.
 
 Ciappo
 
 Più non c’entra il genitor.
 Io comando al tuo bel cor.
 
 Lena
 
    Tu comandi?
 
 Ciappo
 
                              Io ti comando.
 
 Lena
 
 Chi lo dice?
 
 Ciappo
 
                         Or tel dirò.
 
1365   Tutte le leggi, tutti i dottori,
 tutti i villani, tutti i signori,
 tutti gli esempi delle nazioni
 e più di tutto quelle ragioni
 che la natura desta nel sen.
 
 Lena
 
1370   Oh cosa sento! Cosa diranno
 tutte le leggi, tutti i dottori,
 tutti i villani, tutti i signori,
 tutti gli esempi delle nazioni
 s’io non capisco queste ragioni?
1375Sono tua sposa, puoi comandare.
 Tutto vo’ fare quel che convien.
 
 Ciappo
 
    Vieni, mia cara.
 
 Lena
 
                                   Sono con te.
 
 Ciappo
 
 Sposo felice chi è più di me?
 
 a due
 
 Gioia maggiore no che non c’è.
 
1380   Dolce amore deh placido scendi,
 del tuo foco m’investi, m’accendi.
 L’alma in seno mi sento brillar.
 
    Che diletto provo in petto!
 Gioia cara, gioia mia,
 
1385   di timori non s’ha da parlar.
 Sol si pensi a godere e ad amar. (Partono)
 
 SCENA XI
 
 CLORIDEO, ERMINIA, la GHITTA e FIGNOLO
 
 Ghitta
 Via, via, la pace è fatta.
 Mi consolo con voi. La man di sposi
 datevi, poverini.
1390Vi auguro sanità, pace e bambini.
 Fignolo
 Anch’io mi son sposato.
 Questa è la sposa mia.
 Ghitta
 Sì, sposata mi son per compagnia.
 Erminia
 Via Clorideo, la Lena
1395sai che di Ciappo è sposa. A me la mano
 per pietà non negar.
 Clorideo
                                        Non più. Perdona
 se finor t’insultai. Sarò tuo sposo
 pur che viver ti piaccia
 lungi dalla città, fra boschi amici.
 Erminia
1400Teco ovunque godrò giorni felici.
 Clorideo
 Ecco dunque la destra.
 Erminia
                                            Oh cara mano.
 Penai, è ver, ma non ho pianto invano.
 
 SCENA ULTIMA
 
 TIMONE, la LENA e CIAPPO
 
 Timone
 Vieni, vieni, figliuola. Eccola qui. (Conducendo la Lena per mano)
 Alfin la Lena mia si è maritata.
1405Ma un po’ di timidezza le è restata.
 Ghitta
 Mi consolo, sorella.
 Lena
                                     Ed io con te.
 Fignolo
 Ciappo, me ne consolo.
 Ciappo
                                             E teco anch’io.
 Timone
 Oh che piacere è il mio,
 consolate veder le mie figliuole.
1410E veder consolati
 e veder maritati
 Erminia e Clorideo.
 La mia casa è la reggia d’Imeneo.
 tutti
 
    Oh che notte fortunata,
1415oh che gran felicità!
 
    Viva, viva il dio bambino,
 viva Amore contadino
 e la sua semplicità.
 
 Fine del dramma